THE NOTWIST in concerto
UNICA DATA IN TRIVENETO
Apertura porte ore 20:30
Inizio concerto ore 21:00
Biglietti 22 € + dp, acquistabile in prevendita online su Dice.fm: https://link.dice.fm/cb189507c510
Per informazioni www.capitolpordenone.com – info@capitolpordenone.com Tel. 0434 087769
I Notwist tornano in Italia per presentare “Vertigo Days” il primo album dopo sette anni, presentato live assieme ai loro pezzi diventati ormai di culto.
All’interno del tour europeo la band tedesca si esibirà dal vivo a Milano, Roma, Ancona, Pordenone.
Malinconici, ipnotici e rumorosi. I Notwist sono una delle band tedesche capaci di superare i confini nazionali e imporsi a livello internazionale grazie a una combinazione tra pop, elettronica e krautrock che nei primi anni 2000 e sono stati capofila e vera istituzione dell’indietronica, grazie a dischi come “Shrink” e “Neon Golden”. La band dei fratelli Acher ha pubblicato a gennaio 2021 “Vertigo Days”, a sette anni di distanza dall’ultimo lavoro (“Close to the glass”) che ora sta portando in giro lungo il suo tour europeo, che toccherà anche l’Italia per quattro date.
Ballate elettro-acustiche, suoni congegnati elettronicamente, frequenti code krautrock hanno sempre contraddistinto un suono unico e abbondantemente imitato ben al di fuori della loro regione d’appartenenza, senza che però si riuscisse a pareggiarne sofisticatezza, gradevolezza melodica e carica emotiva.
I Notwist hanno festeggiato i vent’anni dall’uscita di “Neon Golden”, imprescindibile album che vive sull’equilibrio perfetto fra sperimentazione e raffinato pop, intimismo e beat sintetici, che li ha resi celebri e vero e proprio riferimento. “Vertigo Days” è il loro ottavo disco in studio ed è arrivato a oltre 30 anni di carriera. All’interno nuovi brani che hanno portato alle orecchie dei fan una rinnovata vitalità e dinamismo della band teutonica. La loro musica è stata a lungo, e lo è tuttora, aperta ed esplorativa, dalla struttura avvincente grazie alla combinazione di pop malinconico, elettronica rumorosa, Krautrock ipnotico e ballate alla deriva. Vertigo Days è anche un nuovo passo per The Notwist, un promemoria di quanto singolari siano sempre stati. La cosa più importante è che il trio principale formato da Markus e Micha Acher e Cico Beck si sta evolvendo: come riflette Markus, “Volevamo mettere in discussione il concetto di band aggiungendo altre voci e idee, altri linguaggi, e anche mettere in discussione o offuscare l’idea di identità nazionale.”
Sono passati sette anni dall’ultimo album della band, Close To The Glass, e in quel periodo i vari membri del gruppo sono stati impegnati con progetti collaterali (Spirit Fest, Hochzeitskapelle, Alien Ensemble, Joasihno), apparizioni come ospiti, un’etichetta discografica ( Alien Transistor), colonne sonore per film, aiuto nell’organizzazione della compilation Minna Miteru di indie pop giapponese e organizzazione di un festival (Alien Disko).
Questi percorsi divergenti si ripercuotono su Vertigo Days in modo sorprendente, sulla sua struttura, costruita da improvvisazioni di gruppo, con canzoni che scorrono e si fondono l’una nell’altra in una foschia collettiva, al suo spirito, che si sente fresco e vivo. Vertigo Days è in un certo senso la colonna sonora di un film immaginato nelle menti della band, dove le tracce non iniziano e finiscono ma si evolvono, mutano e si trasformano. Ci sono le canzoni, le inconfondibili melodie di Markus Acher, ma vivono in un ambiente liquido fatto di code, intermezzi, legami. Qualcosa di cinematografico, che riflette il percorso della band che lavora alle colonne sonore e si riflette nella ricca e lunatica opera fotografica di Lieko Shiga che adorna la copertina. Il primo segno di questa nuova apertura è stato il singolo principale
dell’album, “Ship”, in cui la band è stata affiancata da Saya del duo pop giapponese Tenniscoats, con la sua voce disarmante e inneggiante che sospira su un ritmo propulsivo e Krautrocking. Troviamo anche il polistrumentista americano Ben LaMar Gay che canta in “Oh Sweet Fire”, contribuendo anche a “un testo d’amore per questi tempi, immaginando due amanti in una rivolta mano nella mano”.
Il clarinettista e compositore jazz americano Angel Bat Dawid aggiunge il clarinetto al dream-pop distanziato di “Into The Ice Age”, mentre la cantautrice argentina di musica elettronica Juana Molina regala del canto e dell’elettronica meravigliosi a “Al Sur”. Saya riappare anche come membro della banda giapponese di ottoni Zayaendo, ospite dell’album. I Notwist catturano anche per le loro esibizioni dal vivo, dove mescolano e collegano le loro canzoni in modi inaspettati. In effetti, la cosa più impressionante di Vertigo Days è il modo in cui i brani si fondono in un’unica suite lunga e fluida. L’album è concettualizzato come un’intera entità – è perfetto per l’esperienza di ascolto sulle lunghe distanze e per concedersi “un momento“ dedicato. Questo è anche concettualizzato nei testi dell’album, che afferma Markus, “sembrano più una lunga poesia”. Le dimensioni di quella poesia sono sfaccettate, qualcosa di intensificato dalla stranezza geopolitica dei suoi tempi: “Mentre la situazione cambiava così drammaticamente, mentre stavamo lavorando al disco, il tema dell’impossibile può accadere in qualsiasi momento, è diventata una storia globale e politica”. Ma funziona anche a un livello di astrazione poetica, in modo tale che ogni canzone si sposti in più direzioni: il profondo privato si estende al globale. L’unica certezza è che non c’è certezza. “Forse si tratta principalmente di imparare e di come non si arrivi mai da nessuna parte”, concorda Markus. Sedersi nell’incertezza è coraggioso, ma è anche il luogo in cui ci sentiamo più vivi, e Vertigo Days è un album pieno di vita, con entusiasmo e amore per la musica e per la comunità, tutti con gli occhi spalancati e sognanti.
Si faranno pure vivi di rado, i Notwist, ma ogni volta lasciano il segno e ci regalano un album che si fa bastare per tutto il decennio.